martedì 18 dicembre 2007

ROMA RENDE OMAGGIO AD ETTORE ROESLER FRANZ

Una Roma scomparsa, quella di fine Ottocento, con i suoi quartieri, i vicoli, i mestieri di una volta, i legnaroli, i pescatori e i molinari, raccontata dagli acquerelli di Ettore Roesler Franz (1845-1907), il pittore nato proprio a Roma l'11 maggio 1845, nella casa di via dei Condotti, al quale ora la Capitale rende omaggio con la mostra 'Paesaggi della memoria: gli acquerelli romani di Ettore Roesler Franz dal 1876 al 1895' al Museo di Roma in Trastevere, aperta al pubblico da domani al 24 marzo.

L’esposizione nasce dalla collaborazione tra assessorato alla Cultura del comune e la direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del ministero degli Affari Esteri, avviata per sviluppare una promozione culturale congiunta, secondo l'intesa stabilita tra le due Istituzioni e rinnovata dalla firma in Campidoglio il 3 aprile 2007. Grazie a questa preziosa collaborazione, dal Museo di Roma in Trastevere, che nella sua collezione permanente già accoglie una selezione degli acquerelli di Roesler Franz, la mostra sarà circuitata nel 2008 nell'Europa dell’est e del nord tramite la rete degli Istituti italiani di Cultura.

Artista poliglotta e dalla mentalità cosmopolita (viaggiò a lungo in Italia e in Europa, come dimostrano le 46 esposizioni realizzate in Italia e le 23 all’estero), ma sempre profondamente legato alla sua città, Ettore Roesler Franz testimoniò con le sue opere i cambiamenti che interessarono Roma, dopo la sua proclamazione a capitale d’Italia nel 1870 e dopo l'alluvione del 31 dicembre dello stesso anno.

Dipinse e fotografò zone interessate da ristrutturazioni, quelle più esposte al pericolo di demolizione, le rive del Tevere, Piazza Venezia, il ghetto, i rioni storici di Borgo, Trastevere e Monti. Una Roma che oggi non esiste più, ma che rivive in 79 dei 120 acquerelli a cui l’artista lavorò dal 1876 al 1895. La mostra espone anche alcuni ritratti di Ettore Roesler Franz e della sua famiglia e 15 acquerelli dedicati agli acquedotti della campagna romana.

Un tuffo nel passato, quello di una città animata dalla frenetica attività di acquaioli, vaccinari, vascellari, tintori e traghettatori, mugnai, marinai, lavandaie e fiumaroli, tutti accomunati da un lavoro che aveva nel fiume di Roma, il Tevere, il protagonista indiscusso. Un mondo che il vedutista romano documentò nei suoi acquerelli, suddivisi in tre serie ciascuna di 40 opere, che diedero vita alla serie de 'Gli acquerelli di Roma sparita'.

In circa 35 anni di attività questo geniale vedutista, ammiratore della pittura di Turner, di Constable ma soprattutto di Corot, dipinse più di mille acquerelli e fondò la Società degli acquerellisti di Roma. Dipinse, invece, appena una quindicina di olii e poche altre opere a tempera.

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