giovedì 28 febbraio 2008

PINK FLOYD: LA STORIA

I Pink Floyd, un quartetto costituito da Roger Waters (voce e basso), Richard Wright (tastiere e voce), Nick Mason (batteria) e dal nuovo acquisto David Gilmour (voce e chitarra), sembrano aver smarrito la strada del pop e pensano di riciclarsi come compositori di musiche per film. Accettano così la proposta del regista francese Barbet Schroeder di musicargli il film "More": ne esce fuori una colonna sonora apprezzabile, chiamata anch'essa "More", che restituisce fiducia ai quattro e li spinge a tornare in studio per un terzo album. I Pink Floyd, stavolta, intendono realizzare un disco altamente sperimentale e psichedelico, e per rendere più appetibile il prodotto lo accoppiano ad un LP dal vivo, contenente una fantastica versione della barrettiana Astronomy Domine: il doppio album vede la luce in ottobre col titolo di "Ummagumma", uno slang studentesco per indicare il rapporto sessuale. Ma la creatività del gruppo non si arresta e porta alla composizione d'una lunga suite strumentale che viene presentata in Francia con un corpo di ballo. Il brano diventerà Atom Heart Mother grazie alla collaborazione dell'arrangiatore e orchestratore Ron Geesin (ai primi del 1970 al lavoro con Roger Waters su un'altra colonna sonora, "The Body") e costituirà l'intera facciata A del nuovo album dei Pink Floyd, l'omonimo "Atom Heart Mother". Sul lato B ci sono tre canzoni scritte e cantate dai rispettivi autori (If per Waters, Summer '68 per Wright e Fat Old Sun per Gilmour) più l'incredibile pezzo psichedelico Alan's Psychedelic Breakfast, una composizione collettiva tra le più suggestive dei nostri. "Atom Heart Mother" viene pubblicato nell'ottobre 1970 e la sua copertina è una delle più famose ed imitate al mondo: la mucca al pascolo che si gira a guardarci incuriosita, chi non ce l'ha presente?!
Sempre nel '70, i Pink Floyd incidono anche alcuni brani per la colonna sonora del film di Michelangelo Antonioni, "Zabriskie Point", ma l'esperienza non si rivela delle più ispirate. Comunque, nel 1971, la band torna con un nuovo album, "Meddle", contenente la famosa One Of These Days e la mastodontica suite di Echoes. In estate i Pink Floyd suonano dal vivo tra le rovine di Pompei e verranno immortalati dal bel film "Live At Pompeii" (1972): davvero una delle avventure più entusiasmanti della lunga storia dei Floyd, guardare/sentire per credere.
Nel 1972 la band è nuovamente in pista con un'altra colonna sonora: si tratta di musicare il seguito di "More", un film chiamato "La Vallée". Ne viene fuori "Obscured By Clouds", probabilmente l'album più debole dei Pink Floyd, tuttavia interessante per alcune soluzioni che adotta e che saranno riproposte con ben altri risultati nei lavori successivi.
Nel corso del '72, inoltre, i Floyd presentano dal vivo quello che viene comunemente inteso come il loro capolavoro, "Dark Side Of The Moon", un album straordinario che viene pubblicato nel marzo '73. Il disco riscuote immediatamente un enorme successo mondiale, spedendo per la prima volta i Pink Floyd in vetta alla classifica americana. tuttora "Dark Side Of The Moon" è l'album che nella storia del rock è stato per più tempo in classifica: dal '73 al '88 è stato ininterrottamente tra i cento dischi più venduti negli USA, ricomparendo più volte negli anni successivi, soprattutto nel 2003, quando è stato ristampato per il suo trentennale.
Tornando al 1973-74, per i Pink Floyd tutto questo successo e questo clamore diventano una sbornia che lascia i segni: il gruppo è ormai 'arrivato', si è fatto un sacco di soldi, la sua musica è la sintesi magnifica di cinque anni consecutivi di sperimentazioni. Che altro possono fare, si chiede soprattutto Roger Waters. Fino a quel punto ogni membro dei Pink Floyd ha collaborato, chi più chi meno, alla composizione del materiale ed alla sua produzione. Dopo "Dark Side" la storia cambia, con Roger che inizia ad assumere il controllo della band: è grazie al suo impulso che i Pink Floyd tornano in studio alla fine del '74 per dare un seguito a "Dark Side". Si lavora sul tema dell'assenza, che Roger percepisce dai rapporti tra i membri del gruppo, ma anche sulla nostalgia per Syd Barrett... da qui canzoni fantastiche come Wish You Were Here e Shine On You Crazy Diamond, ma anche brani che cantano la disillusione per i lustrini dello show-business come Have A Cigar e Welcome To The Machine. Checché ne dica Waters, l'atmosfera in studio genera un nuovo capolavoro, "Wish You Were Here", forse l'album più immaginifico dei Pink Floyd. Altro numero uno in tutto il mondo, tanto per capirci, e uno dei dischi più venduti ed apprezzati della storia del rock.

"Wish You Were Here" non vede nessun contributo compositivo da parte di Mason, mentre il successivo album, "Animals", non contemplerà nessun contributo compositivo da parte di Wright. "Animals", pubblicato nel gennaio '77, può essere infatti considerato il primo d'una trilogia di album fortemente watersiani, dove il bassista diventa il protagonista indiscusso del suono e delle tematiche floydiane. Se la musica si fa più dura e cattiva, le tematiche diventano via via più personali e sempre più a contatto con la realtà (il dramma della guerra, l'abuso della grande industria ai danni dell'ambiente, la competizione arrivistica, i sistemi oppressivi sperimentati fin dalla scuola, lo status di rockstar che comporta barriere tra se stessi e le persone amate) a dispetto dell'immaginazione e della divagazione psichedelica. Tutto ciò sfocia in maniera più compiuta nell'album successivo, il celeberrimo "The Wall", un doppio album che viene pubblicato nel novembre 1979. L'album, oltre ad avvalersi della sola composizione di Waters (soprattutto lui) e Gilmour, non viene più prodotto dai Pink Floyd, bensì dai soli Waters e Gilmour col produttore-arrangiatore canadese Bob Ezrin. I tre danno però vita ad un capolavoro indiscusso del rock, il mio album preferito in assoluto.

L'album conclusivo della trilogia watersiana, chiamato profeticamente "The Final Cut", vede la luce nella primavera '83: si tratta in pratica d'un album solista di Roger, tanto che il disco è dedicato a suo padre, morto nel '44 durante la guerra. Ai lavori partecipano i soli Gilmour e Mason, seppur col minimo sforzo, con Wright che viene fatto fuori al termine del tour di "The Wall" nel 1981 (anche se la sua effettiva partecipazione alle sedute di "The Wall" è discutibile). Checché se ne dica, "The Final Cut" è uno dei dischi migliori dei Pink Floyd, un sincero e sentito atto di accusa contro la guerra, nonché una commovente commemorazione dei caduti per un mondo migliore, un mondo che finora non ha mantenuto di certo le sue promesse.
Per la prima volta dopo la pubblicazione d'un loro album, i Pink Floyd non vanno in tour, anzi ognuno torna in studio per contro proprio tanto che nel 1984 usciranno quattro album solisti, uno per ogni componente della band.
La storia sembra concludersi definitivamente solo nel dicembre '85, quando Roger Waters annuncia la sua dipartita dai Floyd: nella sua mente, la band non ha più nulla da aggiungere e per questo merita un dignitoso scioglimento. Non così nella mente di Dave Gilmour, il quale pensa bene di continuare come Pink Floyd: inizialmente come duo col solo Mason e più tardi contattando Wright come semplice turnista. E così nel 1987 esce "A Momentary Lapse Of Reason", fortunato album dei redivivi Pink Floyd, accompagnato da un fortunatissimo tour mondiale che si conclude nel 1989 a Venezia.
Ma Roger Waters non resta a guardare: tra le due parti inizia una lunga serie di reciproche accuse e soprattuto di cause legali per l'uso del nome e della spartizione dei diritti. Waters ottiene tutto quello che vuole ma non può impedire ai Pink Floyd di continuare ad esistere: nel '94 esce quindi un altro album, il bellissimo e struggente "The Division Bell" (qui Rick Wright è un membro a tutti gli effetti e il sound ci guadagna, confrontare col precedente "A Momentary Lapse"). Segue un altro fortunato tour in giro per il mondo al termine della quale i Pink Floyd sembrano riposare una volta per tutte.
Intanto, negli anni Novanta, il rock giunge alla sua storicizzazione, anche perché il panorama musicale è piuttosto povero: tutti gli album dei Pink Floyd vengono ristampati, con tanto di raccolte, dischi dal vivo e dvd strepitosi, spesso tornando nei quartieri alti delle classifiche.
Poi nel 2005 il miracolo: Bob Geldof e Midge Ure, organizzatori dello storico Live 8, annunciano al mondo la reunion dei Pink Floyd con tanto di Roger Waters! La cosa si materializza a luglio, rendendo il momento storico del Live 8 ancora più storico di quello che sarebbe stato. I Pink Floyd, come tutti gli altri protagonisti in programma, eseguono un set di venti minuti ma sono venti minuti di grandi emozioni per tutti. Personalmente, mentre il gruppo suonava Comfortably Numb e alle sue spalle si materializzava lo slogan 'make poverty history' con la stessa grafica di "The Wall" proiettata sulla storica copertina di quel disco... beh, ho avuto la pelle d'oca!
Recentemente sia Waters che Gilmour hanno effettuato con successo dei tour solisti, spesso e volentieri ospitando a turno Mason e Wright. Pare che oggi sia David Gilmour il membro più restìo ad una ulteriore, storica e definitiva reunion ma, come riportava il sito di Roger Waters fino a qualche tempo fa, 'tutto è possibile'.

domenica 24 febbraio 2008

DARIO FO INTERPRETA LEONARDO

Leonardo l'Ultima cena. Indagini, ricerche, restauro". E' questo il titolo del progetto promosso dalla Direzione Generale per i Beni Architettonici, Storico Artistici ed Etnoantropologici del MiBAC, che si svolgera' presso l'Auditorium Parco della Musica oggi a partire dalle ore 20.

La serata si articolera' in due momenti: la presentazione del volume ''Leonardo l'Ultima Cena. Indagini, ricerche, restauro'', a cura di Giuseppe Basile e Maurizio Marabelli, pubblicato dalla Nardini Editore, e a seguire l'intervento di Dario Fo. Il premio Nobel terra' una lezione-spettacolo su Leonardo, la sua vita e in particolare la realizzazione dell'ultima cena in Santa Maria delle Grazie a Milano, per introdurre il grande pubblico nella dinamica che ha dato origine all'opera d'arte, attraverso scenari nuovi e inaspettati.

Il progetto ha come obiettivo prioritario, dunque, quello di consentire ad un pubblico sempre piu' vasto l'approccio in maniera ludica ad una materia piuttosto specialistica quale il complesso e lungo restauro di opere di valore inestimabile.

sabato 23 febbraio 2008

A DIFFERENT KIND OF BLUE -MILES DAVIS

Gli archivi del regista Murray Lerner, che nell’agosto del 1970 filmò i tre giorni di concerto dell’Isola di Wight, “la Woodstock europea”, si stanno rivelando un vero e proprio deposito di tesori.

Oltre al documentario che racconta tutto il Festival, vincitore di un premio Oscar, negli anni più recenti il regista è riuscito a pubblicare i set completi di molti artisti che parteciparono all’happening: qualche anno fa uscì l’imperdibile concerto degli Who, con la performance completa di Tommy. Da poco sono stati pubblicati il concerto dei Jethro Tull, da vedere soprattutto per capire quanto fosse irresistibile il carisma di Ian Anderson a 20 anni, e la performance completa di Miles Davis.

Davis salì sul palco davanti a 600.000 spettatori (tuttora la più grande audience di un concerto rock) e suonò per 38 minuti filati con una formazione da far tremare i polsi: Jack DeJohnette alla batteria, Dave Holland al basso, Chick Coreae Keith Jarrett alle tastiere. Quando gli chiesero come si chiamasse il pezzo, con il suo tipico stile rispose “Call it anything”.

E sarebbe tradire lo spirito caustico di Davis iniziare a metter e in fila aggettivi per cercare di parlare di questa performance: l’unica sensazione che mi sento di trasmettere è l’impressionante energia che si percepisce fra i membri della band. Diversa dall’energia che scorre in un gruppo rock, si ha l’impressione che questi musicisti stiano seguendo un progetto più ampio, un suonare “diverso”, diverso nel ritmo, nella portata, negli scopi. E’ come se ognuno dei musicisti stesse leggendo un libro invisibile, aperto solo per loro.

Forse più di ogni altra cosa lo riassume il commento odierno di Keith Jarrett. “Eri in trance?” gli chiede il regista. “Buona domanda” è la risposta dell’ineffabile tastierista.

Il DVD curato da Lerner si propone come un documentario di una delle molti fasi creative della carriera di Miles Davis: la sua contaminazione con il rock, con gli strumenti elettrici come il piano Fender Rhodes e i primi sintetizzatori, l’influenza di Jimi Hendrix e l’uscita dell’album “Bitches Brew”, il più venduto album di jazz della storia.

Particolarmente interessante è il racconto della stroncatura che la critica dell’epoca fece di quest’album, attaccato come una svolta meramente commerciale, un concedersi alle mode, e invece difeso dai musicisti di Davis come sperimentazione, libertà creativa, allargamento degli orizzonti.

Si evidenzia così una delle forti contraddizioni interne che il jazz si porta dietro: la presenza di una componente conservatrice, “custode” di un crisma e di uno stile da mantenere “puro”, contrapposta ad uno spirito più contaminatore, calato nel suo tempo e pertanto permeabile pure ai suoi eccessi e ai suoi errori, ma pronto a rifletterlo nella propria musica.

giovedì 21 febbraio 2008

RARI E PREZIOSI-DAL SANT'UFFIZIO AL VITTORIANO

E' il "debutto del Sant'Uffizio al Vittoriano", come Marco Pizzo, direttore del Museo del Risorgimento ha definito la mostra "Rari e Preziosi. Documenti dell'eta' moderna e contemporanea dagli Archivi del Sant'Uffizio", nell'Ala Brasini del Complesso del Vittoriano fino al 16 marzo. A dieci anni dalla sua apertura agli studiosi, voluta dall'allora cardinale Joseph Ratzinger dopo un iter iniziato sette anni prima da papa Giovanni Paolo II, una selezione di documenti dal Sant'Uffizio vengono presentati per la prima volta in una mostra organica "pensata per illustrare le competenze del'istituzione, molto piu' varie di quello che si e' portati a pensare", ha spiegato Pizzo all'Adnkronos Cultura. Per rimanere nel campo dell'arte figurativa, la mostra espone alcune raffigurazioni della Crocifissione, illustrando gli interventi del Sant'Uffizio sulle rappresentazioni ultrarealistiche del Settecento, soprattutto spagnole, ritenute troppo cruente e quindi inneggianti piu' al terrore che alla fede, addirittura attribuibili alla mano del demonio. I disegni esposti mostrano come l'iconografia della Crocifissione venne quindi indirizzata verso una tipologia meno violenta e meno realistca.

RISANAMENTO PER IL TEATRO SAN CARLO

Salvatore Nastasi, direttore generale per lo Spettacolo dal vivo e Commissario della Fondazione Teatro San Carlo, ha incontrato oggi a Napoli i sindacati per la presentazione del bilancio di esercizio in pareggio per il triennio 2008-2010. Il piano di risanamento, che si avvia alla fase conclusiva, prevede una rigorosa riorganizzazione finanziaria dell'Ente.

Fondamentali per l'opera di risanamento della Fondazione sono stati i provvedimenti che la Legge finanziaria ha previsto a favore dello spettacolo e delle fondazioni liriche, quali l'aumento del Fondo unico per lo spettacolo; la possibilita' di rateizzazione del debito previdenziale preesistente; la costituzione di un fondo per la ristrutturazione dei patrimoni degli Enti in crisi; il notevole aumento di ricavi ottenuto con nuovi e importanti soci sostenitori; l'accordo triennale gia' siglato con il Gruppo Finmeccanica che permettera' di finanziare gli eventi delle stagioni artistiche con 3,2 milioni di euro a partire da questo triennio.

Il Commissario Nastasi ha gia' predisposto, inoltre, la programmazione della nuova stagione artistica triennale abbinando l'alta qualita' delle produzioni al budget economico disponibile.

FRANCOBOLLO CELEBRATIVO PER DOMENICO MODUGNO

Un francobollo celebrativo di ''Nel blu dipinto di blu'', di Domenico Modugno , sarà presentato nell'ambito del 58esimo Festival di Sanremo lunedì 25 febbraio 2007, nella sala stampa del Teatro Ariston con rappresentanti del ministero delle Comunicazioni, di Poste Italiane spa e Regione Liguria, sponsor istituzionale del Festival, con i sindaci di Sanremo e Polignano a Mare, cittadina natale del cantante, e con la moglie e i figli di Modugno.

L'iniziativa del francobollo, approvata a dicembre dalla Consulta per l'emissione delle carte valori postali e la filatelia del ministero delle Comunicazioni, è stata ufficialmente annunciata a Genova dal ministro Paolo Gentiloni e dal presidente della regione Claudio Burlando. ''Crediamo sia doveroso un omaggio a 'Nel blu dipinto di blu', per ciò che questa canzone di Domenico Modugno ha rappresentato in giro per il mondo - ha detto il ministro - Dopo questo francobollo ce ne sarà un altro dedicato a 'Tintarella di luna' di Mina''.

PEDRO ALMODOVAR GIRA FILM SU MARCOS ANA

La 'El Deseo' di Pedro e Augustin Almodovar ha acquistato i diritti cinematografici di 'Decidme como es un arbo', il libro di memorie di Marcos Ana, poeta comunista spagnolo che scontò 23 anni di carcere sotto il regime di Franco. Il progetto è stato accarezzato a lungo dal regista di 'Volver', che dovrebbe scriverne la sceneggiatura il prossimo anno. A maggio Almodovar dovrà completare le riprese di 'Los abrazos rotos', a suo dire "una storia di amor-fou, girato nello stile del noir americano", con Penelope Cruz, Blanca Portillo e Lluis Homar.

"Le memorie contengono molte storie, di tipo differente e d'impianto cinematografico. Un libro di un uomo giusto che crede nella riconciliazione", ha detto Augustin Almodovar, fratello e socio del regista. Il film metterà in scena una delle prime notti di libertà del poeta quando, traumatizzato dagli spazi aperti e dalla luce, incontrerà una donna di malaffare. "Questa è la storia del primo amore di Marcos Ana e di una prostituta che non si fece pagare perché certe notti sono senza prezzo", ha detto Pedro Almodovar.

Marcos Ana, vero nome Fernando Macarro Castillo, oggi ha 87 anni. A 19 anni venne recluso in carcere per via delle sue idee rivoluzionarie. I versi di Ana, scritti durante la lunga detenzione, cominciarono a circolare in Europa negli anni '50 regalandogli ampia notorietà. Il poeta venne liberato dal regime franchista nel 1961.

CONCERTO DI ST.CLAIR

Il Blue Note ospitera' domani alle 21 il concerto di St. Clair, raffinato jazzista americano, nella cui musica si ritrovano i suoni del jazz della fine degli anni '70, quando arrangiamenti sempre piu' orchestrali, dolci e leggeri stemperavano i suoni del rhythm'n'blues evolvendosi verso il funky.

St. Clair, cantante di origine americana, inizia la sua carriera a San Francisco, per poi portare la sua musica nei club di tutto il mondo. E'durante una sua performance in un locale di Roma che St. Clair viene notato dal suo attuale produttore, Giacomo Bondi che lo presenta alla New Music. St. Clair, la sua voce, il suo stile, le sue influenze rinvigoriscono ed esaltano i suoni che lui ama di piu': il Philadelphia Sound.

"Welcome to the world" e' il titolo del suo album interamente prodotto in Italia: dodici tracce che riportano a quel periodo a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '90. L'album e' caratterizzato da arrangiamenti sofisticati e melodie accattivanti, interpretate da una voce calda, nera, jazz, ma anche soul, a tratti blues.

RENOIR AL VITTORIANO

Oli, opere su carta e sculture che documentano quaranta anni di attivita' di Renoir, l'artista francese, che sara' ospitato con 130 delle sue opere al Complesso del Vittoriano di Roma dal 8 marzo al 29 giugno con la mostra ''Renoir. La maturita' tra classico e moderno''. L'esposizione, partendo dal celebre viaggio in Italia nell'autunno del 1881, mira a sfatare la credenza diffusa che Renoir sia l'epitome stessa dell'Impressionismo. Infatti, come spiega la curatrice della mostra, Kathleen Adler, l'Impressionismo fu per Renoir un periodo molto importante seppur breve considerando l'arco di una carriera molto estesa come quella avuta dall'artista francese, tanto da considerare quella esperienza una parentesi.

Da qui nasce l'idea di presentare proprio a Roma una mostra che ripensi a Renoir alla luce del viaggio in Italia, periodo in cui il pittore affermava: ''Avevo spremuto l'impressionismo quanto piu' potevo ed ero giunto alla conclusione che non sapevo ne' disegnare ne' dipingere. In una parola, l'impressionismo era, per quanto mi riguardava, un vicolo cieco''.

domenica 10 febbraio 2008

ROMA OSPITA PECHINO

Il Museo delle Mura di Roma ospita, per la prima volta in Italia, il lavoro di Huang Rui, uno dei più importanti artisti cinesi contemporanei. 'Pechino 2008: il tempo, gli animali, la storia. Un’opera di Huang Rui' è il titolo della grande installazione, appositamente concepita per il museo di Porta San Sebastiano, aperta ai visitatori da domani fino all'8 giugno. L'iniziativa, curata da Mary Angela Scroth e Adriana Forconi, è promossa dall'assessorato alle Politiche culturali del comune di Roma.

Inaugurata questa mattina, l'installazione, nata da un progetto originario ideato per la Galleria Sala 1 di Roma, è costituita da 2229 vecchi mattoni provenienti dagli 'hutong', antichi quartieri di Pechino che stanno scomparendo a causa dell'ammodernamento urbanistico della città in vista delle Olimpiadi, collocati a terra e divisi in 38 gruppi di 60. Ciascun gruppo è sorvegliato da una statua in pietra, raffigurante uno degli animali dello zodiaco cinese. I mattoni usati dall'artista cinese risalgono a prima della fine della dinastia Qing ed i più recenti hanno almeno un secolo di storia

''Huang Rui - ha spiegato Mary Angela Scroth - è uno dei più importanti artisti dell'avanguardia cinese. Ha fondato alla fine degli anni '70, insieme ad altri artisti, il gruppo 'Xing Xing' (Le stelle), la prima significativa esperienza di arte contemporanea in Cina. Il loro gruppo contestava fortemente il regime e la loro prima esposizione pubblica, nel 1979, fu immediatamente chiusa a causa della censura. Dopo un lungo esilio in Giappone tra gli anni Ottanta e Novanta, dal 2002 Huang Rui è di nuovo attivo a Pechino, dove ha promosso la nascita del 798 Art District, importante centro di produzione artistica. Da sempre questo artista - ha sottolineato la curatrice - crede nell'arte come libera espressione dell'individuo. E' un rivoluzionario''.

Affascinato dalle grandi costruzioni in mattoni di Roma, Huang Rui ha tratto ispirazione per un grande lavoro che fa del mattone, elemento povero, un simbolo della memoria storica e dell’interminabile processo di distruzione e ricostruzione che caratterizza le metropoli contemporanee. ''Quando sono arrivato a Roma avevo già in mente questa installazione, ma la storia millenaria di questa città e il fascino di questo luogo mi hanno profondamente ispirato''.

Nell'installazione i mattoni di Hang Rui portano con sé un significato storico, legato alla concezione orientale del tempo, confrontata con la mentalità e la cultura occidentale. Ogni mattone, infatti, rappresenta un anno, inciso sulla materia con due tipi di caratteri diversi: una prima iscrizione rappresenta l'anno occidentale in numeri arabi mentre, la seconda, rappresenta lo stesso anno scritto secondo la progressione cinese, assieme ai nomi delle dinastie imperiali corrispondenti. Il sistema di registrazione degli anni secondo la tradizione classica cinese utilizza due categorie di simboli: 10 'Tiangan' (Tronchi celesti) e 12 'Dizhi' (Rami terrestri). A questi ultimi vengono associati i segni zodiacali della tradizione cinese. I due cicli si combinano fra di loro e ogni sessanta anni si ripete la medesima combinazione. Sul primo mattone usato da Huang Rui vi è inciso l’anno 221 a. C. (del topo, animale del primo imperatore Qin Shi Huangdi), mentre l'ultimo rappresenta il 2008, ad indicare l’inizio di un nuovo ciclo. La tradizione orientale, infatti, scandisce il tempo secondo cicli temporali molto lunghi.

Parlando dei rapporti tra Italia e Cina, l'artista ha spiegato che secondo lui ''il dialogo economico che ci può essere tra due paesi può durare al massimo due generazioni. E' il dialogo culturale che può continuare nei secoli''. Per tutta la durata della mostra il percorso sarà arricchito dal video introduttivo di Iris Manca che documenta il back stage del lavoro di Huang Rui, dalla fase di raccolta dei materiali a Pechino all’incisione dei mattoni fino all’allestimento dell’installazione al Museo delle Mura di Roma.

venerdì 8 febbraio 2008

ANNO EUROPEO DEL DIALOGO INTERCULTURALE

Sara' l'Auditorium Parco della Musica di Roma ad ospitare il convegno di presentazione dell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale, con la partecipazione di esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. L'appuntamento e' per martedi' 12 febbario, dalle ore 14.30 alle 19, nella sala Coro dell'Auditorium. Concluderanno i lavori, a partire dalle ore 18, il ministro per i Beni e le Attivita' Culturali Francesco Rutelli e Ja'n Figel', commissario europeo per l'Istruzione, la Formazione, la Cultura e la Gioventu'.

Tre le sessioni in programma: "Dialogo e creativita' artistica", cui prenderanno parte, tra gli altri, Claudio Baglioni, il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, la regista e ambasciatore dell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale Agneska Holland, il vice presidente European Forum for Arts & Heritage Chris Torch e Roberto Grossi, direttore Generale dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia moderati da Corrado Augias; "Intercultura tra Balcani e Mediterraneo" con gli scrittori Alfredo Conde, Younis Tawfik e Ornela Vorpsi, il presidente del Comitato Internazionale della Fondazione Laboratorio Mediterraneo Predrag Matvejevic' e il politico Sandro Gozi, introdotti dal sottosegretario di Stato al ministero per i Beni e le Attivita' Culturali Andrea Marcucci e moderati dal presidente del premio Grinzane Cavour Giuliano Soria; ''Minoranze e multilinguismo in Europa'' introdotta dal sottosegretario Danielle Mazzonis e moderata da Giacomo Marramao.

SAN VALENTINO D'ARTE

Per la festa di San Valentino 2008, il ministero per i Beni e le Attivita' Culturali promuove le visite ai musei statali con l'iniziativa ''Innamorati dell'Arte: un biglietto per 2'': le coppie potranno accedere ai musei acquistando un solo biglietto.

Per visitare il Museo Archeologico Nazionale e le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana, inserite nel percorso integrato dei Musei di Piazza San Marco, le coppie interessate potranno chiedere all'ingresso del Museo Correr di essere accompagnate alla biglietteria dell'Archeologico, dove verra' emesso il biglietto per le due sedi al prezzo di 4 euro. Per l'occasione la Biblioteca Nazionale Marciana offre una visita guidata gratuita alle ore 15.00.

CHER TORNA A CANTARE

La cantante statunitense Cher, a 61 anni, ha deciso di rompere la sua promessa di abbandonare le scene e tornera' a cantare in un hotel di Las Vegas. Secondo il sito internet E!Online, Cher si esibira' per quattro sere alla settimana all'Hotel Casino Caesars Palace per tre anni

lunedì 4 febbraio 2008

GROSSMAN AL PICCOLO TEATRO DI MILANO

In occasione dello spettacolo di Lev Dodin "Vita e destino" il foyer del Teatro Studio di Milano ospitera', dall'11 al 16 febbraio, la mostra "Vita e destino. Il romanzo della liberta' e la battaglia di Stalingrado", dedicata al capolavoro di Vasilij Grossman portato in scena da Dodin. Grossman, di famiglia ebraica, ha conosciuto le devastazioni della seconda guerra mondiale, la sconfitta di Hitler e l'ascesa di Stalin; ha visto con i propri occhi la battaglia di Stalingrado lavorando al fronte come cronista.

Da questa esperienza e' nato il romanzo "Vita e destino", che racconta l'epopea di uno scienziato ebreo russo, le persecuzioni, l'orrore del Gulag e la lotta per la vita. La mostra, proposta dal centro culturale "Pier Giorgio Frassati" di Torino e dalla fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale Monferrato e nel Piemonte Orientale - onlus, ricrea, anche grazie a video e installazioni multimediali, l'atmosfera di "Vita e destino" e della battaglia di Stalingrado.

In particolare si ricostruisce l'intricata vicenda di un'opera che per il potere sovietico non avrebbe dovuto vedere la luce, celebrando il coraggio del suo autore e la sua esperienza di liberta'. Ad arricchire il percorso espositivo, oltre 100 foto d'epoca gentilmente concesse dal Museo di Storia Contemporanea di Mosca e numerosi materiali provenienti dall'archivio personale di Fedor Guber (figlio di Grossman), compresi alcuni brani del manoscritto originale.

sabato 2 febbraio 2008

MSN -UNA STAGIONE ALL'INFERNO

MSF INFORMA
MSFpresenta "Una stagione all'inferno" rapportodi denuncia sulle drammatiche condizioni degli stranieri impiegatiin agricoltura nel Sud Italia.
“Una stagione all’inferno” è il titolo del rapportoche pubblica oggi Medici Senza Frontiere sulle condizioni di salute, vitae lavoro degli stranieri impiegati in agricoltura nelle regioni del SudItalia. Una stagione all’inferno è quella che vivono regolarmentemigliaia di immigrati nel nostro paese.
I risultati dell’inchiesta sono allarmanti: gli stranieri si ammalanoa causa delle durissime condizioni di vita e lavoro cui sono costretti.Già nel 2004 MSF aveva visitato le campagne del Sud Italia per portareassistenza sanitaria agli stranieri impiegati come stagionali e per indagarequesta scomoda realtà.
Nonostante le reiterate promesse da parte di autorità locali e nazionali,a distanza di tre anni MSF ha potuto constatare che nulla è cambiato.


Per informazioni: Medici Senza Frontiere - Via Volturno, 58 - 00185 Roma
Tel. 06 4486921 - Fax 06 44869220 - Email: msf@msf.it
Sede di Milano: Largo Settimio Severo, 4 - 20144 Milano
Tel: 02.43912796 - Fax: 02.43916953 - E-mail: msf.milano@msf.it
Conto corrente postale 000087486007

LA PAROLA NELL'ARTE AL MART DI ROVERETO

Il Museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto propone il 15 febbraio una visita speciale della mostra ''La parola nell'arte'': la visita, infatti, sara' condotta da Maurizio Ferraris, professore ordinario di filosofia teoretica nella Facolta' di Lettere e filosofia della Universita' di Torino. Un'occasione per scoprire l'universo del linguaggio verbale e visivo attraverso gli occhi e le parole di uno dei maggiori filosofi italiani.

Maurizio Ferraris ha accettato con entusiasmo di condurre il pubblico in un viaggio eccezionale tra le opere in mostra, esplorando il rapporto tra l'opera d'arte, il linguaggio e la filosofia. ''L'opera - ha spiegato Ferraris - e' il risultato di un atto che coinvolge almeno un autore e un destinatario (anche chi scrive solo ''per se''' postula, nella propria attivita', un destinatario). In questa versione, le opere appaiono come tipi peculiari di documenti, ossia di iscrizioni che registrano atti sociali. (...) La regola Opera = Atto Iscritto, dunque, non vale solo per le opere raccolte nella mostra del Mart. Vale per tutte le opere di tutti i tempi. Che si tratti di un poema epico o di una canzone neomelodica, di una statua o di una performance, di un romanzo o di un film, cio' che rende ''opera'' un'opera e' il fatto di essere iscrizione, registrazione di tracce che fanno di un ammasso di pagine coperte di inchiostro un libro, e di una pietra il frammento di una statua.''

IL RITORNO DEGLI IRON MAIDEN

Tornano in grande stile gli Iron Maiden.
Il famoso gruppo heavy metal degli anni '80 pubblica oggi un ricco dvd e da il via al 'Somewhere Back In Time World Tour' da Mumbai in India.
L'Italia è pronta ad accoglierli il 27 giugno quando animeranno il 'Gods of Metal' - il più grande festival musicale metal organizzato nel nostro Paese - all'Arena Parco Nord di Bologna. L'ultima esibizione italiana della band è quella dell'Heineken Jammin' Festival 2007.


Durante i loro concerti gli Iron Maiden riproporranno le grandi hit del passato. Sarà presente anche quella che ormai è diventata l'icona e mascotte del gruppo 'Edward the Head' conosciuta come 'Eddie', lo scarnificato zombie capellone disegnato da Derek Riggs.

Il gruppo, che ha conosciuto periodi di gloria così come momenti più complicati e che nel tempo ha subito cambi di formazione, si presenta oggi con il bassista Steve Harris (fondatore della band), la voce Bruce Dickinson, i primi chitarristi Dave Murray e Adrian Smith integrati da Janick Gers e Nicko McBrain alla batteria.

Gli Iron Maiden si sono formati a Londra nel 1975. Insieme ad altri artisti hanno fatto parte della New Wave of British Heavy Metal (Nuova Ondata di Heavy Metal Britannico), corrente nata in Gran Bretagna sul finire degli anni '70 che riuniva i complessi heavy metal. Il gruppo ha venduto più di 80 milioni di dischi in tutto il mondo ed è stato di certo uno dei più rappresentativi dell'heavy metal.

venerdì 1 febbraio 2008

OMAGGIO A GARY MOORE


La sua carriera, cominciata negli anni sessanta, lo ha portato a suonare con band del calibro dei Thin Lizzy, collaborare con Jack Bruce e Ginger Baker (Cream), Greg Lake, Cozy Powell, George Harrison, i bluesman B.B. King, Albert King e Albert Collins, ed, infine, a raggiungere il successo solista. Tuttora attivo, Gary Moore, fin dal suo debutto solista nel 1973, ha alternato fasi di popolarità a periodi di minor successo, tuttavia sempre tentando di esplorare nuovi territori, dal metal (è stato infatti uno dei più tecnici e veloci guitar hero) al blues.

Le sue influenze musicali sono dovute agli artisti e alle band blues-rock inglesi ed americane degli anni '60, tra cui Jimi Hendrix, Eric Clapton, Ten Years After e Fleetwood Mac. La sua produzione musicale spazia dall'heavy metal, che caratterizza la sua musica durante anni ottanta e in particolare l'album Victims of the Future (1983), all'hard rock del celeberrimo Wild Frontier, fino al blues più puro, al quale si riavvicina all'inizio degli anni novanta con il famosissimo album Still Got the Blues (1990), che contiene la hit omonima.


Album
Grinding Stone (1973)
Back on the Streets (1978)
G-Force (1979)
Corridors of Power (1982)
Victims of the Future (1983)
Dirty Fingers (1984)
Run for Cover (1985)
Wild Frontier (1987)
After the War (1989)
Still Got the Blues (1990)
After Hours (1992)
Blues for Greeny (1995)
Around The Next Dream (1996)
Dark Days in Paradise (1997)
A Different Beat (1999)
Back to the Blues (2001)
Power of the Blues (2004)
Old New Ballads Blues (2006)
Close As You Get (2007)