venerdì 16 novembre 2007

CRITICA ALLE MAJORS

La censura è sempre un atto contro la democrazia e contro il liberoarbitrio. Ma qui si parla di musica, e la censura che trovo piùdisgustosa è quella attuata per direzionare il gusto musicale"popolare" verso le direzioni volute e controllate dalle case discografiche. Mi spiego meglio: non sono affatto convinto che i nostri cantanti ( non faccio nomi, ma includo tutti quelli che vengonospinti con forza dalle major) siano realmente quello che cirappresenta a livello musicale italiano e nel mondo. Non si spieganoaltrimenti, fenomeni come quelli di gruppi come i Radiohead, per fareun esempio, che pubblicano praticamente di nascosto sul loro sito, illoro nuovo album, e senza una riga di pubblicità su giornali, o unsingolo spot radiofonico/televisivo, e il disco viene scaricato in unsolo giorno da 1 milione e 200 mila persone. Chi sa che in Italia ogninuovo disco di Ben Haper, appena esce, entra direttamente primo inclassifica? Eppure non si è mai vista alcuna pubblicità su di esso.Allora mi chiedo: a che serve il battage pubblicitario, i milioni dieuro spesi dalle case discografiche per promuovere il nuovo diRamazzotti, la Pausini o Zucchero? Soprattutto a CHI serve? La musica,come le altre arti, è lo specchio dello sviluppo culturale e sociale diun popolo che ha diritto di conoscere suoni nuovi, o forseantichissimi, ma che sono il segno del tempo che scorre, e cheinevitabilmente ritorna su sè stesso. Sono convinto che per dare unasterzata a questo sterile commercio di note studiate in congelatore, ilcompito spetti innanzitutto agli artisti, che devono rifiutare icompromessi con i produttori e fare sempre quello in cui credono. E'triste avere il successo e sentirsi dei manichini, tristissimo per chivede, e per chi ascolta. Facciamo quello che sentiamo dentro, la genteha bisogno di non sentirsi confezionata e con un codice a barre tatuatosulla schiena. Buon lavoro a tutti gli artisti veri.
AlessandroCostantini

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