mercoledì 28 novembre 2007

LEO CASTELLI VISTO DA ALAN JONES


nella foto:Leo Castelli ritratto da Andy Wahrol


''Dobbiamo avere il coraggio di essere piu' contemporanei. La nostra paura della contemporaneita', in tutti i campi, ci spinge a valorizzare il passato''.

Ne e' convinto il ministro per i Beni e le Attivita' Culturali Francesco Rutelli, intervenuto questa sera alla presentazione del libro dedicato proprio a un uomo che non solo non ebbe paura del contemporaneo, ma lo amo' e lo diffuse in anticipo sui tempi, sfidando il gusto dell'epoca.

A cento anni dalla nascita di Leo Castelli, il piu' grande gallerista di tutti i tempi, Alan Jones pubblica ''Leo Castelli. L'italiano che invento' l'arte in America" (Castelvecchi Editore), nel quale ripercorre con passione la vita professionale e sentimentale del gallerista triestino.

''Oggi - ha aggiunto Rutelli - rendiamo omaggio a un personaggio grandissimo, in occasione del suo centenario; un operatore culturale a 360 gradi e un ininterrotto creativo. Un giusto riconoscimento per il lavoro critico di innovazione e ricerca condotto da Castelli. Io -assicura Rutelli - ho trovato il libro di Jones molto divertente, godibile e ricco di notizie curiose''.

Il volume ripercorre la figura di Castelli che, con uno straordinario intuito da mecenate, scopri' e valorizzo' negli Stati Uniti gli espressionisti astratti dell'Action Painting, pittori del calibro Jackson Pollock e Willem de Kooning, i neo dadaisti Robert Rauschenberg e Jasper Johns, i protagonisti della Pop Art oltre che Frank Stella e Cy Twombly.
Non solo, nel 1962, Leo Castelli, nella sua celebre galleria sita al 420 West Broadway, espose le tele a fumetti di Roy Lichtenstein, sconcertando New York e lanciando, al tempo stesso, una nuova icona dell'arte contemporanea.

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