martedì 27 novembre 2007

WAHROL-BEUYS




Una mostra insieme ostica e leggera per raccontare l'incontro tra due scavezzacolli dell'arte contemporanea, Andy Warhol e Joseph Beuys, e il grande gallerista napoletano Lucio Amelio, che di quell'incontro è stato l'artefice principale.
I due artisti frequentano Amelio nella sua Napoli, diventando amici; loro, così diversi, l'uno fautore di un'arte popolare e ripetitivamente fruibile, l'altro, il tedesco, ambientalista convinto (militò anche nel partito dei Verdi), fautore di un'arte concettuale in grado di far emergere l'energia che trasforma la materia e di creare in modo consapevole e libero una qualsiasi forma intesa come natura essenziale delle cose. Un'amicizia "innaturale" che darà molti e interessanti frutti. Non sembri uno scherzo, ma il 1 aprile 1980 vengono presentati nella galleria di Lucio Amelio in anteprima mondiale i ritratti che Warhol aveva fatto di Beuys, alcuni di questi presenti alla mostra della Mazzotta.

Il curatore Michele Bonuomo parte proprio dal 1980 per mettere in mostra il lavoro "italiano" di Warhol e Beuys: 92 opere, di cui 30 di Warhol, 42 di Beuys e 20 di altri artisti legati ad Amelio. Di grande impatto le opere del progetto Terrae Motus, avviato da Amelio dopo il terremoto devastante che colpì il 23 novembre 1980 Campania e Basilicata. A tre mesi dalla catastrofe, fu Joseph Beuys con Terremoto in Palazzo, che la Fondazione Mazzotta presenta per la prima volta in Italia, a tracciare l'impianto "teorico" di quella che da rassegna presto si sarebbe trasformata in

collezione permanente, per diventare il cuore della futura Fondazione Lucio Amelio.
Del dicembre del 1982 sono tre grandi tele di Warhol, con la riproduzione serigrafica della prima pagina del Mattino del 26 novembre 1980, che amplifica all'infinito il titolo-urlo del giornale ("Fate presto").
Nell'artista americano, la fascinazione per il terremoto raggiunse l'apice con la serie "Vesuvius by Warhol", del 1985: una serie di tele e di lavori grafici nelle quali l'immagine ottocentesca del vulcano in eruzione viene riproposta ossessivamente.
Della collezione Terrae Motus, conservata nella reggia di Caserta, sono presenti anche i contributi di Anselm Kiefer, Robert Mapplethorpe, Gerhard Richter, a cui si aggiungono Miquel Barcelò, Mario Ceroli, Bruno Di Bello, Nino Longobardi, Otto Muehl, Michelangelo Pistoletto, Robert Rauschenberg, Mario Schifano, Ernesto Tatafiore, Cy Twombly (opera ad occhi chiusi), Haring, Boltanski.
La selezione delle opere è completata dall'inserimento di alcuni oggetti feticcio, quali un paio di stivali rossi di Warhol, un prototipo di macchina fotografica Polaroid regalato da Warhol a Jodice, e un tovagliolo con un disegno di Rauschenberg.
Tra le opere di Beuys presenti segnaliamo anche "La rivoluzione siamo noi" (1971), "Il the di Bruno Corà per la lotta continua vera" (1975, per una raccolta di fondi a favore del movimento Lotta Continua); "Diagramma Terremoto" (del 1981), il "Progetto per Palazzo Reale", realizzato nel 1985, l'anno prima della morte.

Warhol - Beuys. Omaggio a Lucio Amelio
A cura di Michele Bonuomo
Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta
Milano, Fondazione Antonio Mazzotta, Foro Bonaparte 50

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