lunedì 26 novembre 2007

MICHAEL MOORE CONTESTATO

Dopo aver fatto tremare con le sue inchieste uomini potentissimi come il presidente Usa George W. Bush, il regista statunitense Michael Moore finisce ora nel mirino di due documentaristi canadesi, Debbie Melnyk e Rick Caine.
Secondo i due autori, che hanno seguito il tour per il lancio di 'Fahrenheit 9/11' (2004), il grande contestatore Usa ha manipolato le testimonianze raccolte per avvolorare la sua tesi. I due ,insomma ,accusano Moore di aver 'fabbricato il dissenso', come recita appunto il titolo del docu-film, 'Manifacturing dissent', presentato ieri al Torino Film Festival.

Insomma i due sfidano il regista Usa sul suo stesso terreno, rivelando particolari inediti che gettano un'ombra su Moore e sul suo lavoro 'in prima linea'.
Il docu-film parte proprio dal suo primo lavoro, 'Roger & Me', in cui il regista racconta la crisi della General Motors e denuncia l'impossibilità di avere un incontro con Roger B. Smith, ex ad dell'azienda automobilistica statunitense ritenuto responsabile del licenziamento di 30.000 lavoratori.

In realtà, rivelano i due canadesi, quell'incontro ci fu, ma in fase di montaggio venne strumentalmente eliminato dalla pellicola. Non solo. In 'Roger& Me' ci sarebbe anche una scena completamente inventata, quella del furto di un furgone satellitare descritta come una vera e propria messinscena.

Melnyk e Caine puntano il dito anche contro 'Fahrenheit 9/11', che valse al regista la Palma d'Oro a Cannes, in cui venivano approfonditi i legami segreti tra la famiglia di Bush e Bin Laden. Secondo i due autori Moore avrebbe estrapolato alcune frasi dei discorsi del presidente Usa forzandone il significato per convincere la gente a votare contro di lui.

'''Manufacturing Dissent' - sottolineano Melnyk e Caine - è una dichiarazione di libertà di parola. Noi crediamo fortemente nella libertà di parola, nel porre domande all’autorità o dire la verità al potere: è di questo che parla il film. Ma - continuano - seguendo Michael Moore in giro per oltre due anni, filmando lo Slacker Uprising Tour, il suo sforzo per spingere i giovani a votare e cercare così di sbarazzarsi di Bush, abbiamo immediatamente compreso - concludono i due documentaristi - che la libertà di parola, il porre domande all’autorità o il dire la verità al potere sono nell’occhio di chi osserva e ascolta".

Infine, Melnyk e Caine smontano anche la teoria, sostenuta dal regista Usa in 'Bowling for Columbine', secondo la quale il Canada sarebbe un Paese sicuro perché è più difficile acquistare armi. ''Le prove - assicurano - dimostrano in realtà che almeno il 60% delle abitazioni canadesi vengono tenute ben serrate'' a differenza di quanto sostiene Moore, che va di casa in casa mostrando come nessuno si sogni di chiudere a chiave i propri appartamenti.

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