
Ispantos, recente libro fotografico realizzato da Dario Coletti, è un oggetto di valore per quel che riguarda la sfera strettamente editoriale; ma anche un lavoro significativo dal punto di vista teorico, linguistico, e potremmo dire addirittura filosofico.Affermiamo ciò, con molta chiarezza, perché scorrendo le pagine di questo libro abbiamo colto (almeno così pensiamo) lo spirito profondo che ha guidato l’azione dell’autore.Da tempo sosteniamo come il fotoreportage sia pian piano caduto nell’abisso del conformismo scolastico e del tragico equivoco culturale relativo al tema del documentarismo.
La fotografia non documenta nulla, semmai seziona, estrapola senso, amplifica il mistero, interpreta il reale, fende il vero per arrivare all’essenza oscura delle manifestazioni umane.Le immagini scattate da Dario Coletti si collocano in un territorio espressivo in cui la fotografia non è ridotta a banale osservazione della realtà. Il fotografo, utilizzando sapientemente tutte le sfumature del linguaggio fotografico, ha compiuto un lavoro sull’universo sardo, rispettando la sacrale magia della terra e delle genti e salvaguardando ciò che di arcano caratterizza luoghi e persone.
Coletti ha dimostrato, con questa sua opera, come lo sguardo "colonialista" della maggior parte dei fotoreporter (sguardo che non gli appartiene) uccida l’anima di ciò che si intende evocare. L’autore di Ispantos, con intelligenza e sensibilità, non è caduto nella trappola controproducente della rappresentazione ma ha lavorato esplorando una dimensione "altra"; ciò gli ha consentito di far emergere l’enigma di un popolo e di un ambiente naturale, pressoché mitico.Il viaggio visuale che ci propone Dario Coletti è una sorta di abisso onirico, di sogno ad occhi aperti, di abbandono della ragione per assaporare la forza primigenia dell’istinto. Non a caso il libro si apre con l’immagine di una strada deserta, di cui ovviamente non conosciamo la direzione. L’autore sembra dunque dare immediatamente un’indicazione precisa. La sua personale avventura sarda è stata un’esperienza libera, non decifrabile, priva di certezze, senza meta (per fortuna), persa in uno spazio mentale nel quale non è rintracciabile il concetto di tempo tempo. E’ stato appunto, come dicevamo, un sogno ad occhi aperti, una visione onirica che ha permesso al fotografo di collocarsi senza attriti culturali dentro un mondo che non ha bisogno di spiegazioni.Tale libertà concettuale si è poi riversata anche nella struttura della composizione di un racconto visuale fortunatamente privo di uniformità stilistica. Coletti ha evitato il pericoloso tranello dell’omogeneità dello stile, questione che spesso finisce per ottundere la creatività dei fotografi. Così, quella che sembra essere una nociva discontinuità espressiva (finanche contenutistica) è invece la prova dell’autonomia dello sguardo dell’autore, il quale sembra aver privilegiato il rapporto interiore con la Sardegna piuttosto che la sovrapposizione delle sue convinzioni iniziali sull’essenza della realtà circostante.Questo atteggiamento creativo non ha totalmente cancellato la sfera della ri-creazione della vita quotidiana in Sardegna, l’estetica dei volti o la geometria della quotidianità; ha semplicemente restituito sulla carta fotografica (e su quella delle pagine del libro) la dignità arcaica di un’isola che, artisticamente e fotograficamente, non ha bisogno di essere documentata ma solo di essere percepita, sfiorata, immaginata, sognata.
Ulteriori informazioni sull'artista al seguente link:http://www.dariocoletti.com/
Dario Coletti photograper - Roma 10.06.1959Insegna reportage presso l'Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma. Le sue foto sono conservate presso la biblioteche e musei nazionali. Pubblica alcuni libri su temi antropologici e sociali, tra i quali:Cooperazione in Trentino Alto Adige ed. Brennero der Brenner Trento 2003Non fare il turista vieni in Trentino ed. Brennero der Brenner Trento 2001Gente di miniera casa editrice Ilisso (Nuoro) 1999Ammentos catalogo sulle feste popolari in Sardegna 1997Gesti casa editrice Sinnos (Roma) 1996180 Basaglia casa editrice Sinnos (Roma) 1996Terre e miniera edizione associazione Minatori Iglesias 1993. Espone in gallerie e musei nazionali e internazionali come l'Opera House del Cairo, la galleria Mole di Tokyo, Palazzo delle Esposizioni di Roma, il centro Santa Chiara di Trento, l'Università La Sapienza e di Tor Vergata di Roma ecc.Collabora con il teatro Eliseo e la Banca di Roma per la preparazione di una cartella di manifesti sulla programmazione teatrale 1998-'99. Cede i diritti di riproduzione per sette schede telefoniche da collezione della azienda Tiscali . Collabora attivamente con il musicista Enzo Favata per il quale cura le copertine dei suoi ultimi dischi.Secondo premio al concorso fotografico sulle nuove tecnologie indetto dal Centro Studi di Storia del Lavoro di Imola. E' menzionato nel 1999 nell'annual dell'art director club nella categoria migliore foto. Rafforza il suo impegno didattico ed è nominato vicedirettore dell'Istituto Superiore di fotografia di Roma. Lavora su progetti personali.Realizza un reportage ad Haiti per conto della sezione italiana di "Medici Senza Frontiere". Tiene due workshop per fotogiornalisti al Cairo. Collabora ed ha collaborato con testate giornalistiche nazionali ed internazionali.
La foto pubblicata per gentile concessione dell'autore,che ringraziamo
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