La Commissione Cultura del Comune di Roma in collaborazione con la Commissione Politiche Giovanili e il suo Ufficio competente, sta sviluppando una iniziativa per promuovere una legge nazionale sulla musica che nel nostro Paese manca da oltre 40 anni determinando un vuoto ormai da più parti sentito come intollerabile.Il 4 dicembre 2006 è stata organizzato un convegno dove si sono discusse alcune linee guida per le attività degli Enti Locali e contributi alla elaborazione del testo di legge giacenti in Parlamento. Si intende ora proseguire nella iniziativa, mantenendo viva una pressione democratica, sia attraverso un dibattito quanto più possibile partecipato sulla Legge (L.800/14/Agosto 1967), sia attraverso la mobilitazione e la partecipazione di coloro che sono interessati : musicisti, operatori del settore, opinione pubblica, mondo della produzione, e chiunque sia in grado di esprimersi e di fare proposte.Partiamo da una doppia considerazione, che è sempre importante ribadire. L’Italia è uno dei paesi europei, e quindi del mondo, con una considerevole tradizione musicale, ma è anche il uno dei paesi a più alto tasso di analfabetismo musicale. La musica, pur essendo parte integrante della nostra storia e della nostra identità nazionale è infatti poco conosciuta e anche poco praticata.
Per questo parliamo di un “Diritto alla Musica”, inteso come esigenza di promozione, formazione, diffusione della cultura musicale in tutti i suoi aspetti. Parliamo sia di capacità di ascolto e di fruizione, che della acquisizione delle varie capacità espressive. Va altresì operato un riequilibrio nell’uso delle risorse esistenti e future che tenga conto delle condizioni di precarietà in cui versa larga parte del settore.
Si pone altresì il problema di favorire nuove opportunità di lavoro qualificato, costruendo un quadro normativo che garantisca i diritti e le tutele dei musicisti, Vanno tenuti nella dovuta considerazione i profondi mutamenti introdotti dalle nuove tecnologie che stanno cambiando i processi produttivi, di archiviazione, di distribuzione e fruizione delle opere, creando nuove incognite, ma anche gigantesche opportunità perché si allarghi lo spazio di accessibilità a tutte le musiche così come di sperimentazione delle più varie forme creative.
Intendiamo, promuovere un’ iniziativa perché il “Diritto alla Musica” si attui, anticipando alcuni punti per noi qualificanti della legge che vogliamo contribuire a promuovere.
Deve essere messa in atto una politica degli spazi attenta ai territori e alle relative strutture. Deve essere realizzato un impianto culturale polivalente in ogni quartiere delle città, e in aree intercomunali.
Occorre portare la musica nelle scuole a partire da quelle dell’infanzia. Esistono esperienze positive sulle quali riflettere. Stipulare convenzioni con enti, associazioni, strutture che hanno già messo e che possono ancora di più mettere a disposizione volontà e capacità per realizzare ciò che abbiamo sopra enunciato che rappresentano obbiettivi da perseguire.
Punti della legge per noi irrinunciabili sono i seguenti:
1) La musica, compresa quella storica italiana, deve entrare nel curriculum formativo di base dei bambini e delle bambine e di tutte le studentesse e gli studenti italiani, dai tre anni di età fino alla scuola media superiore,comprendendo anche gli Istituti di Pena Minorili. Bisogna realizzare un piano poliennale di intervento che preveda fin d’ora l’insegnamento e la pratica musicale. intesi come insegnamento e come pratiche curriculari: ascoltare musica, fare musica, leggere musica, conoscere la musica, anche quella storica, favorendone la relativa diffusione.
2) Occorre formare e reclutare adeguatamente gli insegnanti. Per questo si deve pensare a una profonda e radicale riforma delle strutture formative esistenti di livello superiore. Si può partire intanto dalla generalizzazione delle esperienze in atto, specialmente là dove queste sono più ricche e consolidate. Istituzioni più tradizionali, scuole di musica, momenti associativi di base, cori ed orchestre studentesche universitarie, nuove realtà, devono essere messe alla prova in forme anche originali di collaborazione con Enti locali e istituti scolastici, per organizzare attività, promuovere la costituzione di orchestre giovanili e dell’infanzia, diffondere ovunque abilità e culture musicali. Occorre altresì offrire migliori garanzie ai giovani musicisti che intraprendono una carriera solistica.
3) Occorre lavorare per l’individuazione e l’allestimento di spazi idonei, perché la musica non è una modalità espressiva individuale e solitaria, ma collettiva. Spetta alle istituzioni pubbliche (nazionali e locali) promuoverla e farla vivere. In molti luoghi del Paese questa possibilità sussiste, per la presenza di luoghi adatti e per la contemporanea attività di numerose istituzioni pubbliche e private.
4) La cultura va finanziata e deve restare centrale l’intervento pubblico, in quanto favorisce il “diritto all’accesso” da parte della nostra comunità , ridistribuendo le risorse che già ci sono, evitando sprechi e privilegi, in particolare negli allestimenti lirici finanziati con risorse pubbliche, salvaguardando il rispetto delle norme e della tutela del lavoro. Per favorire il “Diritto alla Musica” è necessaria una fiscalità di vantaggio e inoltre ricorrere sia a forme contenute di prelievo sulla pubblicità in determinati settori dello spettacolo e dell’intrattenimento televisivo di maggior ascolto, che a detrazioni fiscali per l’apprendimento della musica in corsi organizzati dal Terzo Settore e dal privato sociale.
5) Salvaguardando il diritto d’autore, è doveroso mettere mano ad una seria riforma sia dei sistemi assicurativi e previdenziali sia della SIAE, ente pubblico che gestisce notevoli risorse; una riforma che metta al suo centro la possibilità di un accesso alla musica ampio e diffuso su tutto il Paese.
6) E’ necessario favorire sia in termini legislativi e amministrativi che con risorse dedicate, una collaborazione propositiva tra pubblico-privato e privato-sociale, ambedue preziose per la diffusione della cultura musicale ed inoltre la conservazione, la distribuzione capillare ( dal Web al Cinema Digitale, in collegamento live via satellite o broad band con la location della performance), e la registrazione audiovisiva integrale (le attuali tecnologie digitali lo permettono) che deve essere liberamente fornita.
7) Recepimento della Direttiva Unesco relativa ai beni immateriali.
8) La musica è lavoro. E’ attività da riconoscere e tutelare. E’ occupazione. E’ diritti e dignità sociale di chi vi opera.
9) La musica è benessere, è qualità della vita, è socializzazione, è arte, è piacere.
giovedì 22 novembre 2007
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