venerdì 11 gennaio 2008

MOSTRA FOTOGRAFICA ANTOLOGICA SU GIANNI AGNELLI AL VITTORIANO




Dall'infanzia dorata, ma breve (a causa della morte prematura del padre prima e della madre poi), all'eredità dell'azienda fondata dal nonno, la Fiat; dai rapporti internazionali con gli uomini più potenti del mondo fino alle passioni, prima fra tutte quella per la squadra del cuore, la Juventus.

A cinque anni dalla scomparsa di Gianni Agnelli, una grande mostra fotografica ne ripercorre la vita attraverso 250 scatti realizzati dai maggiori fotografi italiani e internazionali, oltre che dagli archivi storici di Fiat e "La Stampa" e da quello di Vito Liverani, che per primo ha avuto l'idea della mostra.

A cura di Marcello Sorgi, "Il secolo dell'Avvocato. Gianni Agnelli, una vita straordinaria", al Complesso del Vittoriano da domani al 30 gennaio, è stata inaugurata oggi alla presenza, tra gli altri, del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Rutelli e Barbara Palombelli, i nipoti dell'Avvocato John, Lapo e Ginevra, le sorelle Maria Sole e Susanna, Marella Agnelli, Mario D'Urso, Ira Furstenberg.

"La mostra ripercorre una vita piena, avventurosa -ha spiegato Marcello Sorgi, ex direttore della Stampa- dalla lunga presidenza della Fiat al ruolo di interlocutore con i governi internazionali fino alla conquista di un ruolo istituzionale con la nomina a Senatore. Chi conosce bene la storia di Gianni Agnelli potrà riscoprirla e chi non la conosce, soprattutto i giovani, avrà così modo di avvicinarsi a una delle figure fondamentali del Novecento italiano".

La seconda guerra mondiale, in cui l'Avvocato combattè in Africa e in Russia, il lungo dopoguerra, il capitalismo e il comunismo, la guerra fredda, il terrorismo, le grandi crisi economiche: c'è tutta la vita di Gianni Agnelli tra gli scatti in mostra che testimoniano un'esistenza strettamente intrecciata con i grandi avvenimenti storici.

Da una parte, quindi, le foto che lo ritraggono con gli 'amici' americani (Ted e John Fitzgerald Kennedy, Gerald Ford, Al Gore, Bill Clinton, George Bush senior, Ronald Reagan, Henry Kissinger), dall'altra gli scatti che lo mostrano sotto il ritratto di Lenin o di Marx, in compagnia di Boris Eltsin, Gorbaciov, Ceausescu. E poi i rapporti con De Gaulle, Chirac, Fidel Castro, Kofi Annan, Shimon Peres, Yasser Arafat.

"Gianni Agnelli pensava che l'Italia dovesse adeguarsi alla sfida della globalizzazione - ha spiegato Marcello Sorgi - amava profondamente il suo Paese, ma non riusciva a capacitarsi perché l'Italia viaggiasse sempre con passo più lento rispetto agli altri". Al contrario, l'Avvocato si mostrava sempre in anticipo sui tempi. "Un uomo alto tra bassi, magro tra grassi, elegante, carismatico. Negli anni Sessanta, con l'affermarsi dei media, non poteva non trasformarsi in una specie di pop-star - ha aggiunto Sorgi - una vera e propria icona popolare in cui la gente identificava un obiettivo". Invidiato, imitato, seguito da giornalisti e fotografi, l'Avvocato aveva anche un lato debole. "Le donne - ha dichiarato Vittoriano Rastelli, fotoreporter che seguì l'Avvocato dal suo incontro con Jacqueline Kennedy negli anni Novanta - ne ha avute molte, anche se non le mostrava". Le donne, una grande passione, così come la vela, lo sci, il calcio, ma anche l'arte, come dimostrano le foto che ritraggono Gianni Agnelli con Federico Fellini, Mario Soldati, Alberto Moravia. "Visitava spesso i musei e conosceva a fondo l'arte e gli artisti - ha spiegato Claudio Strinati, sovrintendente al Polo Museale Romano - Abbiamo spesso discusso di fronte alle opere d'arte e lui dimostrava di amare soprattutto quelle rinascimentali. Una volta restò completamente rapito da una 'Venere' di Cranach, esposta alla galleria Borghese". "Però - ha aggiunto Strinati - nella sua ricca collezione d'arte, accanto ai Canaletto, non poteva mancare uno spazio riservato al Futurismo e, quindi, alla velocità. L'Avvocato possedeva un'opera di Giacomo Balla straordinaria che su un lato della tela presenta una rappresentazione della velocità, dall'altra 'La marcia su Roma' in omaggio al Fascismo".

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