Dallo scorso 2 dicembre, prima domenica d'Avvento, è entrato in uso in Italia un nuovo Lezionario liturgico, con una nuova traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento approvata dalla Santa Sede, che vuol essere più fedele al testo biblico originale e nello stesso tempo più comprensibile per l'uomo d'oggi.
Ma la novità del Lezionario non è soltanto nella traduzione. È più ancora nelle immagini che accompagnano i testi. Ottantasette immagini a piena pagina nei tre volumi che compongono il nuovo Lezionario domenicale e festivo, uno per ogni ciclo annuale. Immagini tutte dipinte da artisti italiani viventi. Come Angelo Casciello, l'artista che ha illustrato la guarigione del cieco nato.
Così l'arcivescovo Giuseppe Betori, segretario della conferenza episcopale italiana, ha spiegato la novità:
"È un'iniziativa coraggiosa. Vogliamo riprendere la grande tradizione della Chiesa, che ha saputo interloquire con l'arte e il linguaggio figurativo di ogni tempo".
In effetti, per secoli è stato così. I lezionari illustravano i testi con le immagini, ad esempio con le splendide miniature dei codici medievali. Erano le immagini a far da guida e commento a chi proclamava in chiesa le Sacre Scritture.
Per impulso di Benedetto XVI questa antica tradizione è stata ripristinata, ad esempio nel Compendio del Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica, i cui capitoli si aprono obbligatoriamente con immagini scelte tra i capolavori dell'arte cristiana.
Ma nel nuovo Lezionario della Chiesa italiana si percorre una via nuova. Per la prima volta si fa ricorso non alle opere d'arte del passato ma ad artisti contemporanei.
La conferenza episcopale italiana ha messo all'opera più di trenta artisti: Mimmo Paladino, William Xerra, Velasco Vitali, Alessandra Giovannoni, Piero Casentini, Margareth Dorigatti, Costantino Ruggeri, Giuliano Giuliani. Sandro Chia...
E altri ancora ne coinvolgerà, fino a un totale di cinquanta, per i Lezionari del tempo feriale, ancora in fase di realizzazione.
A ciascun artista è stato chiesto di illustrare le pagine evangeliche di alcune domeniche o feste. Con precise indicazioni sugli elementi essenziali da mettere in risalto nelle immagini. In alcuni casi gli abbozzi sono stati giudicati non rispondenti a tali indicazioni e l'artista ha dovuto ricreare la sua opera in tutto o in parte.
"Al termine dell'impresa – ha detto Betori – nei nove volumi del nuovo Lezionario si avrà una pinacoteca di arte sacra contemporanea con opere ispirate direttamente al testo della Sacra Scrittura letto nella liturgia".
Il progetto è stato coordinato, per conto della CEI, da quattro studiosi della liturgia e dell'arte cristiana: Mariano Apa, Giuseppe Billi, Andrea dall'Asta, Crispino Valenziano.
Ha detto Valenziano: "Si è voluto mettere in pratica uno degli insegnamenti fondamentali del Secondo Concilio di Nicea, che nel 787 non solo mise fine all'iconoclastia, ma soprattutto sancì la necessità di arrivare a 'vedere' la Parola e ad 'ascoltare' l'immagine, dove lo scambio dei verbi fa capire fino a che punto la Chiesa prese in considerazione l'arte sacra".
Naturalmente l'esito dell'impresa non era assicurato. E anche in questo senso essa è stata "coraggiosa". Tra la fede cristiana che è tipicamente figurativa e l'arte contemporanea che è in larga parte astratta c'è già in partenza un divario molto forte, che si è aggravato per ulteriori colpe sia dell'una che dell'altra.
Il Concilio Vaticano II, nella costituzione sulla liturgia, esortò a colmare questo divario:
"La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l'indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l'arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti".
La conferenza episcopale italiana ha provato a mettere in pratica questa esortazione del Concilio con il nuovo Lezionario. E subito, come ampiamente previsto, è stata subissata di critiche.
A molti preti le immagini non sono piaciute. Troppo "moderne", troppo "astratte". Qualche parroco ha reagito in modo drastico: ha tagliato via dal nuovo Lezionario le pagine con le figure.
Altre proteste si sono concentrate su un'altra pecca dei nuovi volumi: i madornali errori di stampa. L'apostolo Paolo ne è stato la principale vittima, perché imperdonabilmente alcuni suoi brani figurano intestati così: "Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Romani", "Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Galati", "Dalla prima lettera di san Paolo apostolo agli Efesini". Dove la parola "prima" è assolutamente fuori luogo, non esistendo "seconde" lettere agli stessi destinatari, a differenza di ciò che avviene per i Corinzi o i Tessalonicesi.
La conferenza episcopale ha provveduto a stampare delle correzioni autoadesive, da incollare sulle righe sbagliate.
Ma per le illustrazioni quel che è fatto è fatto. Onore ai committenti e agli artisti che hanno compiuto l'impresa. Sui suoi frutti la disputa è aperta, e non si chiuderà presto.
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