mercoledì 11 giugno 2008

LE CORBUSIER LE GRAND

Le Corbusier le grand (nel mondo dal 2 luglio, introduzione di Jean-Louis Cohen, saggi di Tim Benton, Phaidon, 624 pagine, 150 euro)

è una visual biography con una serie di inediti che seleziona 2 mila documenti custoditi dalla Fondation Le Corbusier di Parigi, da istituzioni private e pubbliche europee e americane. Una produzione sterminata, cento edifici, 170 progetti non costruiti e 75 di urbanistica, 400 pitture a olio, sette affreschi, 200 litografie, 40 tappezzerie, 50 sculture, 20 mobili, 50 libri, 6 mila disegni autografi e 32 mila degli studi di architettura.
Una mole di materiale adatta a un visionario, voyeur chiaroveggente lo definisce Cohen, che si considerava un visionario.
«Sono un asino ma che ha l'occhio. Si tratta dell'occhio di un asino che ha capacità di sensazioni. Sono un asino con l'istinto della proporzione. Sono e rimango un visivo impenitente».
Il voyeur collezionava cartoline, registri, diari, quaderni, progetti, dipinti, foto, lettere, documenti, disegni di mobili. Cose, oggetti, persone. Scriveva dove poteva, su tutto quello che trovava: taccuini, pacchetti di sigarette, biglietti del teatro. Sono 6 mila soltanto le lettere spedite agli amici. Dalla collezione di carta spuntano Pablo Picasso, Fernand Léger, Jean Prouvé e le donne che aveva amato.

La moglie, Yvonne Gallis, si erano sposati nel 1930 e abitavano nell'attico che aveva progettato a Parigi in rue Nussenger-et-Coli, e due amanti, sulle quali però, si affretta a spiegare Cohen «non esistono prove». Marguerite Tjader Harris, la scrittrice e Joséphine Baker, la ballerina. La Baker è ritratta in un disegno colorato con pastelli chiari. «Joséphine è straordinariamente modesta e naturale», scriveva Le Corbusier alla madre nel 1929, «un cuore tenero come quello di un bambino di un villaggio creolo. Nemmeno un pizzico di vanità. Nulla. La naturalezza più miracolosa che tu possa immaginare».

La cronologia procede, come nei vecchi album di famiglia, dai libri dell'infanzia all'orologio da taschino con cui a 15 anni vinse un premio all'Esposizione di Arti Decorative di Torino, fino ai grandi progetti e ai grandi viaggi. Nel 1907 gli schizzi sull'architettura rinascimentale, Palazzo Vecchio e Santa Maria Novella a Firenze, Piazza del Campo a Siena. Venezia lo aveva stregato. «Je prends Venise à témoin», l'anno successivo lo aveva abbagliato Notre Dame. "Croquis de voyage", Istanbul, i pinnacoli della Moschea blu, i disegni del Bosforo e di uno dei suoi modelli fondamentali, il Partenone. Poi Budapest e Vienna, dove era entrato in contatto con la secessione viennese, Berlino . Più tardi i piani su Mosca, Rio de Janeiro, il Plan Obus di Algeri, gli incontri con Gropius e Mies Van der Rohe.

Gli occhi fermavano il mondo.

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