domenica 6 luglio 2008

VIVA ITALIA -TARANTA FESTA

Taranta festa 11-12-13 luglio 2008 teatro Augusta Aurica -Basilea

















































Nel I secolo a. C., la massima autorità romana nel campo dell'architettura, Vitruvio, supponeva che i suoi predecessori conoscessero molto bene come progettare un teatro in modo da enfatizzare la voce umana. "Seguendo le regole della matematica e il metodo musicale, essi fecero in modo che le voci dalla scena si diffondesse più chiaramente e dolcemente verso le orecchie degli spettatori...strutturando i teatri in pieno accordo con la scienza dell'armonia, gli antichi riuscivano ad accrescere la potenza della voci", scriveva Vitruvio.
Scrittori posteriori hanno supposto che l'eccellente acustica di Epidauro, costruito nel quarto secolo a. C., potrebbe essere dovuta alla direzione prevalente del vento (che soffia principalmente dalla scena verso il pubblico), o potrebbe essere un effetto generale del teatro greco dovuto al ritmo particolare del discorso o all'uso delle maschere che agivano come altoparlanti. Tale uso era largamente diffuso nel teatro romano. Ma nessuna di queste spiegazioni chiarisce perché una moderna rappresentazione teatrale , ancora oggi di tanto in tanto messa in scena, possa essere ascoltata molto distintamente in una giornata priva di vento.

Si suppone che la risposta potrebbe essere collegata al modo in cui il suono viene riflesso dalle superfici corrugate. Un esempio clamoroso del genere è quello fornito dalla superficie a gradini di una ziggurat Maya in Messico, o Metaponto, dove il battito delle mani o i passi di una persona riproducono un suono simile al cinguettio degli uccelli o alla pioggia che cade. gli studiosi hanno calcolato come le file dei sedili di pietra a agiscono sulla riflessione del suono, giungendo alla scoperta che le frequenze più basse di 500 hertz vengono smorzate maggiormente rispetto alle frequenze più alte.

Ogni trasformazione di un concetto formale in senso genuino e fecondo porta come conseguenzauna nuova concezione dell’intero campo che da esso viene dominato e ordinato".E. Cassirer








Da indagini dirette e controlli tecnici e scientifici ,puntigliosamente rifatti su ogni momento prestazionale dell'impianto teatrale, si è arrivati ad una revisione di molte ipotesi tradizionalmente correnti.Indubbiamente, lo schema di lavoro, gli obiettivi presupposti, gli strumenti adottati per rileggere e ricollocare una tipologia apparentemente intoccabile ed ormai universalmente descritta e situata nella storia dell'architettura classica ed in quella, più specifica, della forma teatrale, sollecita molte riflessioni ed obbliga, ad ampi ripensamenti.








Se volessimo chiosare la frase di Cassirer, dovremmo rilevare che effettivamente la nuova proposizione della tipologia teatrale, per le incidenze concettuali morfologiche, comporta una rilettura a tutto campo della struttura, costringendoci a rivedere non solo le tematiche costruttive, ma le stesse ragioni delle scelte geometriche. Verrebbe voglia di utilizzare, in chiave tecnologica, il concetto espresso dal Russell nei' Principia mathematica ',con la definizione della propositional function: si tratta cioè non di un giudizio di valore, ma di un paradigma a cui ricondurre una classe di giudizi. L'organizzazione dello spazio drammatico non è solamente e biunivocamente conseguenza dei modelli di utilizzazione delle classi funzionali sottostanti, ma è, invece, principalmente collegata al rapporto simbolico fra la rappresentazione e la partecipazione. Ne viene fuori una qualità organizzativa dell'intero territorio della rappresentazione collegata al sistema di funzioni che vede interattive le figure recitanti, quelle osservanti e l'intenzionalità demiurgica del testo: la complessità formale che ne consegue è diretta conseguenza dell'altrettanta complessità funzionale, perché la distribuzione dell'oggetto è mimesi della distribuzione delle idee e delle ripercussioni civili delle stesse. La forma generale della funzione, quale potrebbe apparire a tutta prima nei tracciati curvilinei e nelle alzate di monta delle gradinate, non è l'immagine trasposta delle diverse variabili di concepimento del teatro, dell'impianto progettuale genericamente inteso, ma è una rappresentazione variabile dei nessi che legano i diversi parametri di destinazione e d'uso. Praticamente è come se lo spazio potesse assumere, di volta in volta, una serie di qualità che gli derivano dalle funzioni elementari primigenie e dai significati specifici che l'azione avrebbe imposto agli attori ed agli spettatori. Dunque, rispetto all'annosa questione della dipendenza diretta dell'assetto morfologico dalla destinazione funzionale, tante volte imposta dal movimento moderno come causalità di primo grado, l'analisi del saggio (non nelle sue parti pur coerenti ed articolate, ma nella sua ricostruibile totalità) ci spinge ad affermare che esista una netta distinzione fra il concetto come forma ed il suo contenuto, ossia fra l'idea di teatro come entità culturale e l'oggetto teatro come struttura operante. Fra la natura funzionale e formale dell'oggetto e la configurazione usata dello stesso corrono, dunque, molti nessi logici, non tutti conseguenti, cosicché non è vero che le tecnologie corrispondono al disegno di utilizzazione ed alle categorie di fruitori in modo diretto: anzi le scelte disponibili sono ampie ed aleatorie, inclassificabili in un rigido concetto sinergico fra forma e funzione, anche perché lo spazio è categoria non fisica, ma concettuale. Verrebbe voglia di riprendere, trasferendoli all'architettura, le tematiche avanzate da un filosofo della scienza - per la verità tardo epigono kantiano, - che l'intuizione particolare, che è sempre hic et nunc, non è più la base da cui parte l'astrazione che condurrà al concetto, essendo questo produzione intellettuale, però egualmente essa ha un ruolo estremamente rilevante: è l'elemento catalitico. Ossia è proprio l'intuizione particolare il motivo originario, sebbene contingente, dell'applicazione di concetti che già si hanno o della produzione di nuovi.








Sono riflessioni di chi,da anni,si sforza di rileggere in modo non trionfalistico, e neppure scioccamente pessimistico, il ruolo della cultura tecnologica nella definizione, conformazione, uso e trasformazione degli spazi per gli uomini.

Antonio Infantino






Gor'kij: "È un artista colui che, elaborando le proprie impressioni soggettive, sa scoprirvi un significato oggettivo generale ed esprimerle in una forma convincente."






















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