lunedì 17 novembre 2008

FABIO MARAZZI

Galleria d’arte Contemporanea
Horti Lamiani Bettivò
Via Giolitti, 163 – Roma
Dal 19 novembre al 6 dicembre 2008
Orari d’apertura: lun-ven ore 10.00 - 19.00
Vernissage: mercoledì 19 novembre ore 19.00


Vorrei realizzare un “reportage dello spirito” le cui immagini non siano la
riproduzione di una condizione sociale osservata dall’esterno, ma la
rappresentazione dello sguardo di chi vive il disagio, dall’interno.
“L’apparente dualità”: tutti siamo collegati e non c’è modo di chiamarsi fuori, la
sofferenza degli altri esseri è la nostra sofferenza. Se guardiamo in profondità
realizziamo che siamo tutti nomadi e profughi, di passaggio su questa terra alla
ricerca della nostra vera casa.
Da alcuni anni Fabio Marazzi compone le sue opere privilegiando le esposizioni
multiple…: più scatti sovrapposti. Qui si va ben oltre, fino a 50 scatti sul
medesimo fotogramma. Siamo nel campo della forzatura estrema dei limiti
naturali del mezzo…. E’ una vera e propria manipolazione della realtà attraverso
il camuffamento ripetuto dell’obiettivo ottico, un’estrazione a mano dal vero di
alcuni particolari decontestualizzati, catapultati poi in un ambito nuovo:
l’immagine che nasce…. Producendo incongruenze prospettiche e dimensionali,
inganni dell’occhio, danzando sul sottile crinale che separa lo stato di veglia dal
sogno… (dalla presentazione di Maurice Bignami)

Per informazioni e contatti:
06 96527034
www.fabiomarazzi.it
e.reali@tiscali.it
cell. 328 4956895

mercoledì 12 novembre 2008

ADDIO GRANDE MIRIAM!

Ci ha lasciati due notti fa, dopo essersi sentita male durante un concerto contro il razzismo e la camorra tenuto a Castel Volturno in soliderietà a Roberto Saviano.
Aveva 76 anni e se ne è andata così come ha sempre vissuto: lottando contro tutte le ingiustizie e le discriminazioni.
Miriam Makeba, chiamata Mama Afrika per il suo impegno contro l'apartheid ,che nel suo Sudafrica ha relegato per decenni milioni di "abbronzati" in condizioni di schiavitù, è nata a Johannesburg il 4 marzo 1936.
Cantante di jazz e di World Music, per il suo impegno politico è stata costretta all'esilio fino alla fine dell'apartheid e fu delegata alle Nazioni Unite.
Famosa in tutto il mondo, è considerata una leggenda vivente e ci ha lasciato brani indimenticabili come la famosa Pata Pata, Malika, The click song, ecc. Iniziò la carriera negli anni '50 con il gruppo Manhattan Brothers, con i quali incominciò a farsi conoscere anche all'estero.
Nel 1959 conquista la notorietà con il musical King Kong ,a cui seguono film che trattano il tema dell'apartheid ed un'infinità di pubblicazioni discografiche che la fanno diventare una delle artiste più apprezzate del panorama internazionale. Molte istituzioni internazionali, tra cui l'Unesco, la premiano e riconoscono la sua immensa statura di artista e di donna impegnata per la pace e la giustizia.
Miriam Makeba ci lascia un'eredità pesantissima: portare avanti la sua battaglia per un mondo più giusto e per la dignità di tutti gli esseri umani. A noi l'arduo compito di non deluderla e far sì che la sua figura continui ad essere uno spauracchio per tutti i cialtroni che seminano odio, discriminazioni, fame e morte per soddisfare la loro incolmabile avidità.


Qui sotto riporto un'interessante intervista a Miriam Makeba
Miriam Makeba, la più grande interprete della musica africana e figura simbolo della lotta all'apartheid, domani è al Carlo felice nell'ambito dell'Esposizione universale del jazz.





Signora Makeba, come definirebbe la sua musica?





Io canto e non mi pongo il problema di come definire la mia musica. Quando negli anni Sessanta sono andata al festival di Monterey dicevano che facevo jazz perché il jazz viene dall'Africa, poi quando ho cantato con Harry Belafonte parlavano di folk. Io canto la mia musica e lascio agli altri le definizioni.





Oggi va di gran moda il termine world-music. Cosa ne pensa?





Sono duemila anni che esiste la world-music...tutta la musica viene dal mondo. Non sarà piuttosto un modo per non dire che è la musica proveniente dal Terzo mondo?





Lei è conosciuta come “Mama Africa”. Cosa significa essere un simbolo della cultura e delle lotte dei neri?





Tutto il continente sulle mie spalle? Pesa decisamente troppo. No, non credo di essere un simbolo. Semplicemente la gente mi dimostra tutta la sua simpatia e il suo affetto.Nelson Mandela: un'amicizia di lunga data.Il nostro primo incontro risale agli anni Cinquanta, all'epoca in cui cantavo con in Manhattan Brothers. Quando è stato liberato gli ho subito telefonato e mi ha detto che dovevo tornare in Sudafrica, da cui sono stata lontana per oltre trent'anni. Il nostro primo abbraccio è però avvenuto a Stoccolma, perché io ero ancora esiliata.





Conosce la musica italiana?


Poco, ma amo moltissimo De André di cui ho tutti i dischi.





E Pavarotti?


Ricordo quando è venuto a cantare in Sudafrica con i tre tenori. Un grande concerto.





Come è cambiata la sua musica nel corso della sua carriera?Non saprei. Io canto motivi sempre nuovi anche se non posso esimermi dal fare i successi più amati dal pubblico.





Come il celebre “Pata Pata”?


Appunto: ormai quel brano per me è diventato quasi un'ossessione.





Dal 1999 lei è ambasciatrice della FAO, cui ha dedicato il brano “Masakahane”. Può parlarci di questa sua attività?





E' una funzione che ricopro insieme a grandi personaggi dello spettacolo come Gina Lollobrigida, D.D. Bridgewater, Gilberto Gil, Youssou N'Dour,Gong Li. Nel 2001 sono stata in Mozambico, paese colpito da una grave alluvione, e nello stesso anno ho tenuto concerti per la FAO in Spagna e Giamaica. In quegli anni la mia immagine ha pubblicizzato l'organizzazione per l'alimentazione su importanti riviste internazionali e qualche mese fa ho aperto un centro vicino a Johannesburg per ragazze in difficoltà.





E' mai stata tentata dalla carriera politica?


Ho ricevuto diverse proposte in proposito e offerte di candidature, ma il mio ruolo è quello di cantare.Il mondo è sempre più scosso dal terrorismo.E' un grande problema, di fronte al quale però bisognerebbe risalire alle radici e fare attenzione alle strumentalizzazioni: ricordiamoci come Nelson Mandela sia stato bollato a lungo come terrorista dal governo sudafricano. La violenza in ogni caso va sempre rifiutata, perché a farne le spese è poi la gente comune.





Intervista di Paolo Battifora – IL SECOLO XIX – 17/03/2004

Eleanor Rigby


Eleanor Rigby è esistita davvero
Trovati i documenti che lo provano
Potrebbe essere la definitiva soluzione a uno dei misteri che da sempre appassionano i fan dei Beatles: chi era la Eleanor Rigby della canzone? La risposta potrebbe trovarsi in un foglietto datato 1911, dal quale emerge un pagamento fatto a una donna delle pulizie, "E Rigby", che lavorava all'epoca in un ospedale di Liverpool, che controfirmò la ricevuta. Una donna che, come quella della canzone, non si sposò e morì da sola.
Quel documento è stato regalato nel 1990 dallo stesso Paul McCartney (l'autore della canzone, anche se John Lennon ne rivendicò anni dopo la co-paternità) a Annie Mawson, titolare di un'associazione che usa la musica per aiutare bambini con problemi, che gli chiedeva qualcosa per raccogliere fondi. La Mawson aveva raccontato a McCartney che tra le musiche che utilizzava a scopo curativo c'era "Yellow Submarine".Adesso la Mawson, dirigente della "Sunbeam Music Trust", ha deciso di mettere all'asta quella carta: si venderà il 27 novembre a Londra, e si prevede un prezzo stellare, oltre 500.000 sterline che finanzino un centro per la musicoterapia.